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Intervista CHEYCO LEIDMANN



Cheyco Leidmann
1 - Qual è la tua definizione di "visualism Toxytt"?Ho immaginato un progetto molto realista e che ho intensamente sviluppato per anni. Si tratta di un lavoro radicalmente femminista dove la bellezza non ha luogo di esistere.Ho completamente azzerato i codici precedenti.I temi trattati sono fluttuanti e si incrociano tra di loro. Lasciami descrivere uno di essi: si tratta della morale, dell'esclusione individuale.Io ho incontrato e trascorso molto tempo con gente al margine della societa'.Ho visto le loro paure ,spinti verso la rabbia e l'aggressione. Ho visto i loro occhi e il buio che eprimono. Cio è una testimonianza di temi contemporanei quali la violenza, l'ossessione, il sesso compromesso alla bellezza e la lotta alla sopravvivenza di ogni giorno .Io ho provato in un modo poco sentimentale d'esplorare la psicologia di queste persone dalla diverse radici etniche dai background piu' disparati, provenienti dai gradini più bassi della societa'. Il paesaggio urbano è spesso duro, a volte come sulla scia di un uragano dopo il suo passaggio o dopo un incendio. L'insieme di questi problemi sono gli ingredienti devastanti che definiscono *visualism Toxytt*.
2 - Da dove prendi l'ispirazione?Dalla strada che non dorme mai e che è molto esigente che ti mette in allerta é in continuo fermento.Anche se ci si riduce a luoghi comuni. Alcuni esempi:Manhattan è più una situazione bizzarra mordi e fuggi (turismo di massa) diversamente da Long Island dove la gente é diversa, piu' calma , per passare poi alle notti insonni di migliaia di pendolari notturni che invadono le strade ad esempio di Miami Beach che trascorrono il loro tempo attraverso un centinaio di discoteche e altre attivita' in promiscuita' con le molestie, la criminalità con la povertà della gente sfortunata, sdraiati a dormire per strada esposti alle paure alle intimidazioni e l'odio e con questo miscuglio particolare tra l'isolamento e l'eccitazione senza pietà di sguardi che spaventano anche i più temerari. Lavorare in questo ambiente da anni come ho fatto per "TOXYTT" è un impegno conseguente nella mia dichiarazione a una nuova realtà .
3 - Pensi di esprimere il tuo subconscio attraverso le tue opere?
Il mio subconscio è il contrasto tra incubi reali e "teatralita' acida". Il legame di entrambi è spirituale. Questo è molto importante per me. La spiritualità non è la religione, non é la new age, né alcuna altra credenza alternativa. Il sacro mente in materia di vera preoccupazione per cio' che riguarda il rapporto alla vita.
4 - Svolgi il tuo lavoro soprattutto negli Stati Uniti. Quali sono gli ingredienti tipici americani che ti permettono di svolgere il tuo lavoro? Qual'è il punto in comune tra la tua arte a gli Stati Uniti?Non ci sono ingredienti tipici in quanto gli esseri umani con cui lavoro non sono né oggetti, né cose. La sofferenza non è limitato ad un territorio determinato é globale. Non c'è nulla di specifico a gli Stati uniti. Non esiste alcuna categoria per classificare il mio lavoro. Non é cosi' che voglio essere visto o ricordato.Il mio lavoro è più multidimensionale.
5 - Che cosa significa *appotycma*?* Appotycma * è l'acronimo di Apollonio di Tycma. Una storia di mysticismo. Io vedo un legame a molte mie nuove immagini presentate in questa mostra. Usando come arma i miei occhi e le frontiere come bersaglio.
(Cheyco Leidmann é stato aggredito piu' volte lungo la sua carriera e nel 2009 dopo una violenta disputa é stato ospedalizzato in coma con profonde ferite.)
6 - In in *appotycma* alcuni elementi come gli uccelli appaiono con una certa frequenza, che cosa rappresentano?Il tipo di elementi nelle mie immagini sono a volte ambigui, simbolici, ma non sintomatici. Essi dovrebbero contribuire a interrogare l'interlocutore ,allontanarlo da facili riflessi istintivi da
facili spiegazioni.Una vera definizione di oggetto non esiste. Quello che io spesso rappresento nasconde un dramma. visualizzo la realtà, problemi e dubbi in un altri contesti e in spazi piu' aperti.
7-Con *appotycma* ,appaiono nuove rappresentazioni che possono essere considerate come "nature morte", mostrano volti e dettagli corporali di donne nati dai rifiuti, che sono piu' astratte rispetto ad altre composizioni della stessa mostra. Si tratta di una riuscita realizzazione del tuo lavoro? Qual è il messaggio? Nei tuoi lavori precedenti, è messo in scena il corpo della donna. Che considerazione hai per i dettagli femminili?Questo è un equivoco. Ho articolato in maniera ultra realistica, sceneggiato e diretto, un radicale stile femminista che non richiede la bellezza. Estraggo la perversione fuori dalla psiche piu'profonda, ho eliminato dettagli senza senso e manifestato l'abisso come normale. Le protagoniste si esprimono in modo emotivo, possono esprimere le loro reazioni e la loro personalità. Cerco di mettere in scena un teatro astratto dal tempo con il mio senso di liberta'. Questo succede quando do' forma alla mia missione per trasformarla in attenzione.
8 - Tu vivi tra gli Stati Uniti e Parigi. In che modo Parigi influenza il tuo lavoro?Sono piuttosto una persona cosmopolita, un reietto nomade.Io vivo in un pianeta alieno aspro come in una lingua straniera. Il filo conduttore per la mia ispirazione interiore nasce dall'influenza di: Donna con tre occhi di Picasso, Orologi in fusione di Dalì, Il gabinetto del Dr.Caligaris, I diavoli di Ken Russel.
L'arco di un giorno, le vibrazioni multiculturali e la concentrazione unica e intensa d'arte a Parigi ti forma.
9 - ti consideri come un "artista visivo". Dov'è il confine tra artista visivo e fotografo?Non mi categorizzare. Tuttavia la fotografia svolge un ruolo importante come strumento di ottica nel mio universo visuale. Ma non é l'unico. La mia carriera attraversa i confini tradizionalmente pittorici come altri mezzi quali i film,che riempiono la mia carriera e la mia immaginazione. Ho attraversato diverse discipline come il cinema, la sceneggiatura,le performances e la follia del marketing. Non c'é nessun confine tra opera d'arte e immagine se non il messaggio che vuole trasmettere.
Intervista Caroline Gautron traduzione di Massimo Capodieci.